Le nuvole in cielo sembrano leggere e libere, vista dalla terra. Una bambina le osserva, e si pone domande alle quali non sa rispondere: nulla di strano, perché nel periodo che sta vivendo neppure gli adulti sanno dare risposte.
È sorprendente come questo libro riesca ad accompagnare con delicatezza il lettore nell’abisso di un paese in guerra e nel senso di smarrimento dei profughi che essa genera. Tutto parte dai ricordi: quei ricordi che, fissando momenti tumultuosi, si fanno imprecisi e difficili da ricordare. Rimangono allora le sensazioni e le immagini, come il pelo morbido di un gatto randagio. E rimane però anche il ricordo negli incubi notturni: le file lunghissime, la fame, le urla dei soldati.
Da tempo non veniva pubblicato un libro in grado di raccontare in modo delicato e poetico un tema così drammatico; soprattutto, a raccontarlo senza scivolare in atteggiamenti didascalici didattici. Un libro da leggere, da lasciar poi riposare, e poi da rileggere ancora più volte.